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A spiegarlo è Stefano Caselli nel suo nuovo libro per Egea con la prefazione di Ferruccio De Bortoli e la postfazione di Walter Mariotti. E così, anche in pieno Covid19, il nostro paese deve diventare il laboratorio e l’esempio di una crescita che sorprenda per una volta gli altri 

L’emergenza Covid-19 ha fatto riaffiorare nel nostro Paese vecchi paradigmi che sostengono un ritorno dell’intervento pubblico nell’economia. È però questa la grande tentazione da cui dobbiamo tenerci alla larga. Dal ritorno dello stato così come i vizi e le virtù del nostro paese diventano solo più evidenti durante questa crisi eccezionale, ma ci sono sempre stati. 

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È il dovere civico che spinge Stefano Caselli, autore di “La grande tentazione. Perché non possiamo rinunciare a banche e mercati” (UBE 2020; 208 pagg.; 17 euro) con la prefazione d Ferruccio De Bortoli e la postfazione di Walter Mariotti, a contribuire al dibattito pubblico e a partecipare alla discussione su ciò che si deve fare affinché l’Italia possa essere ancora non solo un buon posto dove vivere ma un attore di trasformazione sociale e di impatto civile ed economico per la nostra casa europea e per il mondo.  

La tentazione di scegliere la via dello statalismo è forte e rappresenta una scorciatoia di breve periodo. “Tuttavia”, afferma Caselli, “se vogliamo recuperare la ricchezza perduta per dare lavoro e dignità a tutti e cogliere l’occasione per fare meglio e giocare la nostra partita sul terreno dell’innovazione si deve sfruttare la forza straordinaria di banche e mercati finanziari. Sono infrastrutture potenti, capaci di moltiplicare denaro, idee ed energie integrandoli nel sistema economico”.  

Per fare questo, prosegue Caselli “c’è bisogno di regole e scelte di campo che non significano marginalizzare lo Stato che, sempre in una logica di affiancamento temporaneo al mercato o con meccanismi di mercato, deve invece sostenere attivamente le politiche di sviluppo. Per esempio disegnando quelle regole, soprattutto fiscali, che permettono al sistema finanziario di liberare risorse utili alla crescita, intervenendo nell’economia con una logica vicina a quella del private equity e del partenariato pubblico-privato, orientando, attraverso banche e mercati finanziari, le risorse disponibili per supportare le aziende. Solo così si potrà rilanciare il Paese, sostenere le imprese e affrontare le sfide del futuro”. 

La domanda appare inevitabile: “Ce la faremo? È possibile? La risposta è sì”, dice l’autore, “se concordiamo tutti su valori di fondo, che passano dai concetti di crescita, dimensione, internazionalizzazione, per giungere alla rilevanza dell’educazione e del capitale umano”. Ma soprattutto “dal concetto di Europa come valore e principio cardine del nostro bene comune, all’esigenza di avere un sistema finanziario completo e centrale nell’allocazione delle risorse”.  

Sono le ultime pagine del libro quelle dedicate a riflettere e a suggerire come fare.  “Il nostro paese deve diventare il laboratorio e l’esempio di una crescita che sorprenda per una volta gli altri”. Anche nei modi e nell’impatto per la società nel suo insieme. Questa è l’ambizione dell’autore, accompagnata da un segno positivo di PIL e occupazione, ma anche dalla attenzione costante a elementi di sviluppo come la valorizzazione del ruolo delle donne, la tutela dei valori sociali e del benessere dei cittadini, la difesa dell’ambiente e del diritto alla salute e alla educazione. “Proviamo ad essere italiani come sempre, ma in modo diverso” conclude Caselli. 

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