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Da tempo Governo, MISE e AGID hanno spinto imprese e pubbliche amministrazioni a percorrere la strada della digital economy. L’emergenza sanitaria ha accelerato ancora di più i processi innovativi di PMI e PA che in pochi mesi si sono adoperate nel tentativo di passare da modelli operativi analogici a modelli operativi digitali. La trasformazione digitale non riguarda solo l’approvvigionamento e la dotazione da parte delle imprese di apparecchiature informatiche performanti, ma il vero cambiamento investe l’intero processo produttivo, ribalta il modo di lavorare tradizionale, investe i vari player coinvolti, il modo di lavorare dei dipendenti, dei vertici aziendali, dei fornitori e dei consumatori.



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Tutto ruota intono ad un alfabeto limitato a soli due simboli (0 e 1), processi, dati e informazioni digitalizzati. Se prima la digital transformation di enti e PMI procedeva a rilento e l’acquisizione di servizi digitalizzati erano visti come costi vivi, non come un’evoluzione di processi, ad oggi si rende necessaria e quanto mai improcrastinabile, se si vuole restare sul mercato. Le imprese che, già in passato si erano avviate sul fronte della trasformazione digitale, con piani di continuità, gestione dei rischi, soluzioni cloud e capitale umano digitalmente skillato, sono state colpite marginalmente dagli effetti della crisi.



Siamo coinvolti in una trasformazione che proviene dal basso e che in questo periodo, in cui mancano ancora i segnali di ripresa e di ritorno alla normalità, imprese e pubbliche amministrazioni sono chiamate a guardare ad una nuova realtà di digital transformation. Da un lato le aziende nei confronti dei loro dipendenti hanno dovuto dare risposte tempestive ed adeguate fornendo loro gli strumenti e le metodologie per poter lavorare da remoto e mettendo a disposizione le risorse necessarie, dall’altro le PA nei confronti dei cittadini. Non basta dotare lo smart worker delle apparecchiature informatiche ma è necessario disporre di un’infrastruttura informativa già abilitata al lavoro remoto; risorse documentali in cloud, sistemi ERP, CRM, e tutto quello che serve per svolgere le attività lavorative deve essere accessibile e sicuro.

Gli enti pubblici si collocano su uno spettro molto diversificato di livelli di maturità digitale: alcuni sono ancora molto arretrati, mentre altri stanno già cominciando ad avviarsi verso la maturità. Tale “immaturità digitale” si è manifestata quando il sito dell’INPS è andato in tilt sotto il peso delle centinaia di migliaia di richieste di sussidi economici giunte in poche ore. L’epidemia ha mostrato i punti deboli del sistema pubblico, costretto ad affrontare temi enormi quali la telemedicina, il controllo a distanza dei pazienti Covid-19 ma anche di dare risposte da remoto ai tanti cittadini che avevano bisogno di assistenza e di poter continuare a svolgere pratiche burocratiche necessarie alla loro vita quotidiana. La digitalizzazione dei processi è oramai avviata e può solo essere considerata un’opportunità.

Valentina Apicella



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