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L’impresa del futuro sarà digitale, sostenibile e flessibile. E’ quello che emerge osservando gli andamenti dei mercati, le scelte dei consumatori, le performance a cui i top player del mercato ci hanno abituati e, non in ultimo, i contributi che gli stati europei e non solo stanno destinando per agevolare i programmi di trasformazione aziendale.


Permettiamoci però uno sguardo prospettico alla storia economica degli ultimi anni. Dalla seconda rivoluzione industriale in poi il ritmo di cambiamento e adattamento delle imprese è decisamente aumentato. Alcune flessioni possono aver richiesto minimi scostamenti. In altri casi invece la necessità di reinventarsi è stata più radicale, portando a veri e propri stadi di evoluzione. Sono poche le imprese che sono sopravvissute, ancora meno quelle che hanno mantenuto la loro forma originaria. Se guardiamo ad esse come comunità sociali ovviamente non c’è di che stupirsi. Man mano che però ci si avvicina ai giorni nostri e quindi è possibile attingere anche dall’esperienza diretta, non si può non notare che in diversi momenti sono proprio queste comunità ad opporre forte resistenza al cambiamento e a rallentare quella che ogni volta si dimostra una svolta necessaria.

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Le imprese però sono più di semplici gruppi sociali. Chiunque abbia una minima nozione di economia ricorderà il modello classico di impresa per cui in essa intervengono fattori immateriali nei processi di trasformazione e creazione di valore. E’ affascinante rileggere anche le più semplici di queste teorie per capire come oggi ci trovi davanti ad uno dei passaggi più impegnativi nella storia dell’impresa perché tante variabili sono messe in discussione.

E’ chiaro che il modo di lavorare sta cambiando, le persone stanno cambiando. E’ altresì chiaro che l’emergenza ambientale (magari non ancora delle dimensioni di quella sanitaria) rappresenta un grosso punto di attenzione per il futuro e il digitale ha solo mostrato il trailer del proprio avvento. Come in ogni ciclo le nuove tecnologie sono comparse per rimanere ed evolversi ulteriormente. Nella rischiosa partita che ogni imprenditore si trova a giocare in questo momento, la valutazione degli investimenti da fare per sopravvivere e assicurare un futuro alla propria azienda e alle persone che ci lavorano merita tutta la capacità di analisi e giudizio possibile.



In Italia spesso si ricorre a forme di finanziamento pubblico, più o meno dirette e velate, per assicurarsi il giro economico di sostentamento. Non è parere di pochi che questa modalità sia debilitante per il sistema paese e di fatto ci porti molto lontano da quell’impostazione liberista che promette il benessere. I sussidi, le sovvenzioni e le agevolazioni non sono però un male a priori e anzi svolgono un ruolo fondamentale nella guida dell’evoluzione economica se ben calmierate.

Nell’ambito tecnologico e digitale sono quattro le misure a cui guardare in questo periodo. Il piano Transizione 4.0 (https://www.mise.gov.it/index.php/it/transizione40) fondato sul recovery fund italiano intende agevolare tutte quelle imprese che vedono nelle tecnologie e metodologie 4.0 una risorsa cruciale per il proprio destino. Il finanziamento del piano permetterà di assicurarne la durata fino al 2023, con uno sguardo che oggi può soddisfare l’orizzonte temporale di una strategia di trasformazione di medio-lungo periodo.

1 – Credito di imposta per beni strumentali nuovi. Era una misura esistente che tuttavia vede le aliquote incrementate. Per i beni materiali 4.0 fino a 2,5 milioni di euro l’aliquota è del 50%, se compresi tra 2,5 milioni e 10 milioni di euro l’aliquota è fissata al 30% e tra i 10 milioni e i 20 milioni di euro l’aliquota si attesta al 10%. I beni non 4.0 vengono comunque sostenuti con una aliquota del 10% per tutto il 2021 e del 6% per il 2022. I beni funzionali all’adozione dello smart working vengono agevolati al 15%. Per i beni immateriali connessi alla rivoluzione 4.0, come indicati nell’allegato B della legge n.232-2016, il credito di imposta è riconosciuto nella misura del 20% fino al concorrere della spesa di 1 milione di euro.

2 – Credito di imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design. Anche in questo caso si tratta di una misura già presente che tuttavia subisce alcune modifiche in parte formali, per cui si rimanda al dettaglio del sito del MISE, e in parte sostanziali. Gli ambiti di agevolazione vengono estesi e viene riconosciuta piena dignità anche alle innovazioni di produzione e design. Mentre per la ricerca e sviluppo l’aliquota è pari al 20%, per l’innovazione green e digitale è pari al 15%, per l’innovazione tecnologica di altro tipo e per il design e l’ideazione estetica è pari al 10%, registrando un incremento su tutte le voci.

3 – Credito d’imposta formazione 4.0. Grande attenzione viene posta alle competenze del mondo del lavoro che cambiano. Questa misura giustamente si affianca alle precedenti e sottolinea l’importanza di un intervento congiunto da parte degli imprenditori per fare in modo che qualsiasi innovazione veda il personale dell’azienda pronto e protagonista del cambiamento. Le aliquote previste variano dal 50% per micro e piccole imprese, al 40% per le medie e al 30% per le grandi imprese, con una estensione delle spese ammissibili.

4- Nuovo bando Macchinari innovativi. A latere del piano Transizione 4.0, protagonista del mese di aprile 2021 sarà il nuovo bando Macchinari innovativi che dal 13 aprile al 27 aprile vedrà per l’appunto l’apertura del secondo sportello. Rivolgendosi ai territori del sud di Basilicata, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, il programma di investimento intende agevolare la trasformazione digitale e il paradigma dell’economia circolare. Sempre più dunque digitale e sostenibilità in termini ambientali vengono visti come un binomio forte e degno di investimento. In questo caso, le agevolazioni sono pari al 35% in conto impianti e 40% in forma di finanziamento agevolato per le micro e piccole imprese e invece sono pari al 25% in conto impianti e al 50% in forma di finanziamento agevolato per le medie imprese. (https://www.mise.gov.it/index.php/it/incentivi/impresa/macchinari-innovativi)

Benché diverse aziende, soprattutto piccole e medie, siano ancora totalmente estranee all’ambito della finanza agevolata, forse per paura della pesante burocrazia e della vigilanza da parte degli organi amministrativi, è questo il momento più sensato per guardare a questi strumenti agevolativi come un aiuto per sostenere le proprie scelte di investimento. E’ in quest’ultima affermazione la summa della visione di chi scrive. Valutare e cogliere un’opportunità che si presenta è una pratica intelligente soprattutto se si tratta di navigare in acque incerte ma farsi guidare solo dagli incentivi fiscali senza un programma forte e reale che vede l’azienda come protagonista del proprio percorso è quanto meno un segnale di instabilità. Vale allora la buona pratica di una strategia diversificata e poi calata nell’operatività anche con forme di agevolazioni pubbliche che però necessità di attente analisi e grande maestria. Mai come adesso allora la consulenza di specialisti in innovazione organizzativa e tecnologica è il modo migliore per affrontare con coraggio la complessità di questa rivoluzione in atto e permettere alle idee, ai valori e alla visione che si hanno della propria impresa di farsi strada nel futuro.

A cura di Vincenzo F. Zaffiri



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