Advertisement

C’è un settore economico che durante la pandemia non ha regredito. É il settore della compravendita immobiliare che ha visto nella crisi sanitaria un vero e proprio acceleratore di processi, in quell’inafferrabile rimescolamento di parametri che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo. A confermare questa crescita degli affari del mattone – intervistata da Progetti&Finanza – è Francesca Brattoli, giovane e intraprendente agente di affari in mediazione immobiliare, nonché consigliera FIMAA Foggia presso la Confcommercio.


Il quadro che la stessa Brattoli restituisce, analizzando l’intero settore su scala nazionale, è un quadro che certamente dipinge questo periodo come uno dei più floridi degli ultimi 10 anni, paragonabile soltanto a quanto si verificò all’indomani della crisi finanziaria del 2008. Questo perché quando si determinano degli squilibri economico – finanziari, le persone smuovono il proprio patrimonio immobiliare o per monetizzare o per fare nuovi investimenti a prezzi più contenuti. “A questo si aggiungono i benefici determinati dalle agevolazioni sulla prima casa, dall’ecobonus e dal sisma-bonus, i quali hanno smosso il settore soprattutto al sud” – dichiara Francesca Brattoli. Secondo quanto riporta la stessa agente, il dato del meridione è addirittura più importante a causa della sommatoria delle compravendite di terreni che, in quest’ultimo periodo, hanno avuto un exploit senza precedenti.

Advertisement



Le stime effettuate sui prezzi standardizzati – passibili di variazioni, al netto delle specifiche situazioni e della localizzazione dei beni – ci permette di esemplificare il crollo dei prezzi che ha accelerato le compravendite. “Un immobile che ieri costava 100.000 Euro – aggiunge Brattoli – oggi ne vale 88.000 Euro. Un terreno che nel pre-pandemia valeva 23.000 Euro ad ettaro, oggi vale 18.000 Euro ad ettaro. Questo chiaramente ha consentito a tante persone di fare l’affare che stavano aspettando da tempo, ad un prezzo più contenuto, mentre ai venditori di avere liquidità immediata in un momento di necessità”.

Con la pandemia sarebbe cambiato anche il target dei venditori e degli acquirenti. “I nostri clienti, soprattutto nel secondo anno di Covid, sono soprattutto esercenti che sono rimasti chiusi durante il lungo periodo di restrizioni – continua l’intervistata – tra questi ci sono molti barbieri ed estetisti che hanno messo in vendita le loro seconde case e i beni ereditati. I target classici sono stati stravolti, ma sono aumentate le categorie di persone che fanno ricorso alla vendita di beni, come stato di necessità. Dal nostro osservatorio aumentano anche gli investitori, mentre diminuiscono le neo-famiglie di giovani sposati”.

Sull’andamento del mercato immobiliare chiaramente incidono le modalità di accesso al credito, anche quelle rivoluzionate dal Covid e dalle normative varate dal Governo durante lo stato di emergenza. Si allentano, in linea generale, i requisiti per richiedere dei mutui. Ma sono le forme “ibride” e meno impegnative quelle che stanno andando per la maggiore. Tra queste senza dubbio vi è il Rent To Buy, un tipo di contratto, introdotto nel nostro ordinamento dal Decreto Sblocca Italia (D.L. 133/2014 convertito in Legge 164/2014), con cui il proprietario/concedente consegna fin da subito l’immobile al conduttore/futuro acquirente, il quale paga il canone; dopo un periodo di tempo fissato nello stesso contratto il conduttore può decidere se acquistare il bene, detraendo dal prezzo una parte dei canoni già pagati.

“Se prima erano tutti diffidenti nei confronti di queste forme di acquisto, oggi è diventata ordinaria amministrazione, per la possibilità di concludere l’acquisto, magari al termine della pandemia” – sottolinea Brattoli. Se la casa è diventata lo spazio in cui vivere per la maggior parte del tempo, dove lavorare e dove trascorrere anche il tempo libero, è facile intendere che in virtù di ciò siano cambiante anche le necessità e le richieste di chi acquista una casa. “Questo periodo ha determinato una rivalutazione degli spazi esterni che prima venivano sottovalutati” – spiega la consigliera FIMAA. “Le persone cercano sempre più delle soluzioni indipendenti, con un ampio balcone, dove magari praticare lo smart working e rilassarsi nel tempo libero”.

Questi scossoni però non saranno soltanto episodici. Probabilmente un’eredità comportamentale di questo periodo potrà rimanere nonostante l’auspicato superamento della crisi pandemica. “Per i prossimi anni – conclude Francesca Brattoli – rimarrà caldamente consigliato l’investimento del mattone. La casa è ancora l’appiglio più solido per chi decide di fare un investimento. Adesso che abbiamo riscoperto l’importanza dei nostri spazi, non ce ne dimenticheremo così facilmente”.

Di Francesco Gasbarro



Advertisement