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E’ stato un periodo che ha messo a dura prova il settore della ricettività che, in epoca di pandemia e di conseguente blocco del turismo, ha dovuto subire un duro colpo. Ecco perché quando un gruppo affermato pubblica con trasparenza il proprio bilancio questo diventa motivo di studio, per capire quanto abbiano perso gli operatori della ricettività durante questo lungo anno e mezzo segnato dal Covid-19, ma anche per iniziare a porre i cardini della ripartenza.



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Il Gruppo HNH Hospitality S.p.A., tra i primi operatori alberghieri indipendenti italiani, ha approvato il bilancio 2020, con data di chiusura al 31 ottobre, che evidenzia una perdita netta di 3,7 milioni e fornisce un’indicazione su quello che è stato il momento di interruzione del flusso turistico per l’emergenza sanitaria. Il Gruppo ha registrato dal 1° novembre 2019 al 31 ottobre 2020 ricavi complessivi delle gestioni dirette pari a 21,4 milioni, in calo del 34,3% se confrontato con il 2019, quando tuttavia il periodo era stato ridotto a 10 mesi per il cambio di data di chiusura dell’esercizio. “Il bilancio 2020 è stato pesantemente condizionato dalla pandemia” – afferma sulle colonne di Progetti & Finanza, Luca Boccato, Amministratore delegato del Gruppo. “Tutto sommato, lo scenario che avevamo delineato a marzo 2020, all’inizio della crisi, era anche peggiore. Siamo riusciti a limitare i danni con attenzione sui costi e chiusure mirate. Abbiamo ragionato come un settore che gode solitamente di ottima salute, non snaturandoci anche in un periodo di difficoltà. In altri periodi ci saremmo allarmati tantissimo per una perdita del 5%, nel 2020 è stata addirittura del 60% a livello generale e questo ci ha insegnato che anche il nostro settore può essere fragile”.



Per capire la portata di questi dati bisogna sapere che il Gruppo HNH Hospitality si occupa di resort e di hotel di lusso in città come Roma, Milano, Venezia e Jesolo. Il gruppo nasce nel 1999 dall’intuito imprenditoriale e dall’esperienza alberghiera della famiglia Boccato. Negli anni, HNH Hospitality ha realizzato una crescita costante e calibrata grazie ad una gestione familiare, coniugata a una visione economico finanziaria che l’ha portato con successo nel settore della gestione e dello sviluppo alberghiero. Per fatturato e numero di camere è diventato uno dei principali operatori indipendenti italiani, nel segmento degli hotel 4 e 5 stelle, con un totale di 15 strutture, grazie anche alla collaborazione con catene alberghiere internazionali come IHG, Hilton e Best Western.

Nonostante questo, così come reso noto dai dati pubblicati, la pandemia si è fatta sentire e ha modificato in negativo anche alcuni dei principali indicatori di performance. In particolare, il REVPAR (Revenue Per Available Room) che ha subito un forte calo rispetto l’anno precedente (47,83 vs 95,2), a causa del particolare anno di recessione mondiale, ma sostanzialmente in linea con il mercato dei competitor. L’ADR (prezzo medio di vendita delle camere) ha registrato un calo del 15,1%, passando da € 120,3 del 2019 a € 102,4 del 2020. L’occupazione media delle camere (OR-Occupancy Rate), invece, ha risentito maggiormente dell’attuale situazione sanitaria passando dal 79,1% del 2019 al 46,7% del 2020.

Luca Boccato legge con lucidità gli indicatori di questo periodo. “Il primo semestre dell’anno fiscale 2021, purtroppo, è proseguito nel solco di quanto visto nel corso del 2020. Totale assenza di traffico Leisure e un mercato Business comunque limitato, hanno condigalarci un’estate migliore delle attese in tutte le destinazioni dove siamo presenti con i nostri hotel”. I risultati del primo semestre 2021, dunque, risultano ampiamente al di sotto delle attese a seguito di un anno come il 2020 che ha presentato inaspettatamente una situazione pandemica mondiale, ma dalla fine di maggio qualcosa è cambiato. I dati della pandemia si sono attenuati e, essendo venute meno le restrizioni, la gente è tornata a viaggiare. La fotografia del momento del dottor Boccato, anche al netto di ciò, è densa di buoni auspici: “Al momento possiamo dire che le mete di mare in tutta Italia stanno andando sorprendentemente bene. Le città che non sono ancora tornate ai livelli precedenti al Covid sono Venezia e Verona che naturalmente, in condizioni di normalità, godono di un turismo internazionale che ancora purtroppo non si vede, anche a causa delle differenti situazioni che riguardano gli altri paesi. In generale le famiglie stanno tornando ad affollare le città turistiche. Il segmento del turismo medio-alto è quello che ha risentito meno della crisi, mentre per quanto riguarda le scelte delle famiglie comuni sta gravando sicuramente il paventato sblocco dei licenziamenti che impone ragionamenti e calcoli, in vista di un futuro sempre più incerto”.

Per l’intervistato la parola d’ordine che deve animare un nuovo ciclo del settore dell’ospitalità, dopo il Covid, è “sostenibilità”. “Per troppo tempo abbiamo pensato a saturare le città con la presenza di strutture ricettive, oggi abbiamo capito che questo modello non è più sostenibile. Tutte le scelte devono avere una prospettiva e devono adeguarsi alla logica della qualità, più che della quantità. È un insegnamento che porteremo con noi dopo l’auspicata fine di questa lunga fase di chiusure”. Durante la chiusura degli alberghi l’aspetto che non è venuto meno è quello della manutenzione degli immobili. Ma nelle scorse settimane, con il decreto semplificazioni, il settore alberghiero è stato tagliato fuori dall’accesso al credito del Superbonus 110%, causando le ire di Federalberghi. Per Boccato si tratta di un’opportunità perduta. “Al netto della mia opinione personale su questa misura – spiega dal’AD di HNH – sarebbe stato utile contare sul Superbonus per l’ammodernamento delle strutture. L’ospitalità italiana si basa sulla tradizione che è un punto di forza ma anche un punto di debolezza, visto che le strutture risultano essere datate. In Italia soffriamo di un ritardo cronico rispetto ai nostri competitor europei sugli standard che riguardano l’ampiezza delle strutture e la loro manutenzione, ecco perché una misura di incentivo avrebbe potuto giovare”. Sono tanti gli insegnamenti che resteranno ben fissi nella memoria degli operatori economici al termine della lunga fase del Covid, ammesso che questa sia veramente la fase conclusiva. “Siamo confidenti nel fatto che i prossimi mesi saranno positivi” – conclude Boccato. “L’incertezza partirà da settembre-ottobre, ma la speranza è che la campagna vaccinale possa proseguire a buon ritmo, in modo da declassare definitivamente la pericolosità del Covid e garantire a tutti la possibilità di spostarsi anche nei mesi autunnali”.

A cura di Francesco Gasbarro



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