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Non solo in Italia i problemi che maggiormente riguardano la finanza pubblica e l’assetto economico sociale delle democrazie moderne, sono la lotta all’evasione e quella al riciclaggio di denaro dalla dubbia provenienza. In Italia, secondo stime recenti, l’evasione fiscale raggiunge cifre importantissime, si parla di circa 300 miliardi di euro ogni anno. L’evasione, naturalmente, riguarda diversi aspetti, il primo e più importante, in termini di cifre evase, è quello delle imposte dirette: Irpef, che viene applicata su quanto produce una persona che lavora; Ires, imposta su quanto produce una società; Irap, imposta delle regioni sulle attività produttive; Imu, imposta dei comuni sulle abitazioni di proprietà eccetto la prima casa.



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Non ci addentriamo volutamente in questo campo, non è il momento e non è ciò in cui vogliamo coinvolgervi. L’evasione, quindi, derivante solo dal mancato pagamento o dall’impossibilità dello stato di prelevare quanto dovuto da questi soggetti evasori, è pari a poco meno della metà dell’intero importo: 115 miliardi di euro. L’economia sommersa, tutte quelle attività che sfuggono alla normale tassazione i cui guadagni rientrano nel sistema economico attraverso fenomeni tipici del riciclaggio contribuendo, in questo modo, alla valutazione del prodotto interno lordo ma senza alcun riscontro oggettivo ed identificabile. Tipico di questo tipo di economia sono gli scambi, irregolari, tra persone e imprese sia di lavoro (es. nero) che di acquisto di beni e servizi al di fuori delle norma e con, apparenti, vantaggi immediati (es. colui che propone di pagare la prestazione di lavoro in contanti con una cifra ridotta rispetto ad un pagamento a fronte di fatturazione). Quest’ultimo tipo di economia detta anche “sommersa” produce una perdita di prelievo da parte dello Stato di circa 100 miliardi di euro, a cui aggiungerne circa 20 derivanti da prestazioni di lavoro da parte di chi un lavoro ce l’ha già.



Per ultima, ma non ultima, l’economia attribuibile alle attività della criminalità organizzata per la quale si stima un mancato prelievo, in termini di tasse, pari a circa 40 miliardi di euro. Vale la pena sottolineare un aspetto importantissimo: ogni Stato con i soldi che introita attraverso la tassazione eroga servizi ai propri cittadini, tutti coloro che appartengono a questo tipo di economia “sommersa” usufruiscono, come tutti, dei servizi di cui necessitano e messi a disposizione dallo Stato, senza per questo partecipare ai costi. E’ bene che ognuno di noi abbia molto chiaro in mente questo semplicissimo concetto ed eviti, se mai l’avesse fatto in passato, di considerare un “dritto” chi, con sistemi illegali, si sottrae ad un atto di civiltà assoluto.

Per combattere questi fenomeni disastrosi per l’economia di qualsiasi Stato, e contro il maggiore e migliore standard di vita di ognuno, si sono messe in campo le azioni più svariate e, talvolta, fantasiose. L’ultima in ordine di tempo è stata il “cashback” che, sintetizzando, permetteva, per il momento è sospesa l’operazione, di ricevere una sorta di premio in termini di percentuali di rimborso su quanto speso purché il pagamento fosse stato effettuato con una carta di credito o bancomat precedentemente registrata su un sito del Governo. Per i grandi capitali evasi o portati all’estero si sono susseguite varie forme di condono o transazioni “amichevoli”. I risultati al momento non parlano di grossi successi anche se la strada, che non intendono abbandonare gli Stati maggiormente coinvolti dal fenomeno, e il nostro ci entra eccome, è quella del pagamento elettronico, e la digitalizzazione di una serie di operazioni economiche e finanziarie, quindi la scomparsa, in tempi relativamente brevi del contante.

Alcune banche hanno già annunciato che non opereranno più con i contanti e si sono attrezzate per soddisfare le richieste dei clienti, e per non correre il rischio di perderne qualcuno nostalgico, incentivandone l’uso dei sistemi digitali con veri e propri sconti e/o vantaggi di ogni genere sui loro rapporti economici ed operativi. La strada è tracciata e tutti gli istituti di credito stanno procedendo in questa direzione. Come sempre, purtroppo, mentre l’Europa procede ad alta velocità, noi siamo ancora su un accelerato di ferroviaria memoria, e se ciò impatta relativamente sulle transazioni nel nostro Paese, diventa un vero problema per tutte le società, imprese ed operatori economici, che hanno a che fare con l’estero rischiando di penalizzare le attività di export e di import. Non era proprio ieri ma non è molto lontano il tempo in cui i lavoratori passavano nell’ufficio del capo, il 27 di ogni mese, a ritirare il mensile o la paga, messa in una busta, ed era moneta frusciante. Ci si abituava anche al profumo oltre che al “suono”.

A cura di Antonio Caivano



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