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“The show must go on” cantavano i Queen, un mantra che conosce bene l’industria discografica italiana, chiamata a cambiare pelle e adattarsi alla lunghissima crisi dettata dalla pandemia. Al termine dell’estate 2021, la seconda con una timida ripartenza, per l’intero comparto è tempo di bilanci, tra problematiche irrisolte ed auspici per il futuro. Il parere che abbiamo ascoltato è quello di Enzo Mazza, presidente della FIMI (Federazione Industria Musicale Italia) che rappresenta circa 2500 imprese produttrici e distributrici in campo musicale e discografico. Sembra quasi un paradosso, ma mentre da un lato vi è stata la crisi nera dello spettacolo dal vivo, con le ombre addensatesi sulle teste di tante maestranze, dall’altro lato c’è stata l’esplosione delle nuove tecnologie di diffusione (come ad esempio lo streaming sulle piattaforme di riproduzione) che hanno consentito alle grandi etichette e agli interpreti di tenere botta durante la pandemia. A confermarlo è lo stesso Mazza, di cui segue l’intervista per Progetti & Finanza.


Anche questa estate è stata caratterizzata da una timida ripartenza dei live, seppur con tante limitazioni. Qual è lo stato dell’arte per l’industria musicale?

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La crisi pandemica e l’interruzione dei live per quasi due anni, indubbiamente, hanno portato a gravi conseguenze per il mondo della musica. Hanno sofferto soprattutto i professionisti a partita iva, i piccoli club, gli artisti in rampa di lancio, fino a quando si è tornati agli spettacoli musicali, l’unica soluzione per mettersi definitivamente alle spalle la crisi. Oggi il settore si interroga sulla sostenibilità di eventi che prevedono delle limitazioni di partecipanti (1000 persone, salvo alcune deroghe) e al contempo il green pass. Con questo tetto di utenti resta molto difficile organizzare eventi, perché i costi del singolo biglietto dovrebbero aumentare a dismisura.



Abbiamo tutti in mente le immagini delle proteste con i bauli nelle piazze. Tante persone, le cui sorti sono direttamente legate all’andamento dell’industria musicale, hanno chiesto a più riprese degli aiuti economici al Governo. Sono arrivati questi aiuti? Sono bastati, a parer suo?

Tantissimi lavoratori ‘atipici’ – per così dire – hanno avuto enormi problemi in questa fase. I ristori sono arrivati ma certamente non sono riusciti a lenire tutte le sofferenze. Ma in tutti i paesi d’Europa è stato così, il miglior sostegno resta sempre la ripartenza del settore. La problematica più grande è quella che riguarda la dispersione dei lavoratori, i quali, per ovviare alle difficoltà, hanno messo le loro competenze a servizio di altri settori rimasti attivi. Molte di queste persone tuttora non sono tornate al loro impiego iniziale, causando un deficit di competenze nel mondo dello spettacolo. Ecco perché oggi è necessario parlare di innovazione nella determinazione delle professionalità, in una legge dello spettacolo organica che possa finalmente prendere in considerazione tutti.

L’altra faccia della medaglia riguarda l’età dell’oro degli interpreti musicali italiani. I Maneskin, su tutti, hanno trionfato all’Eurovision e hanno frantumato record internazionali. Come mai questo fenomeno si è sviluppato proprio in questo periodo?

Nel periodo della pandemia, l’industria discografica italiana si è difesa bene, valorizzando le nuove tecnologie di diffusione sulle piattaforme di streaming. I dati sui ricavi diffusi da FIMI confermano questo trend che rappresenta di certo una buona notizia per un settore che ha imparato a monetizzare dalle esigenze moderne dei fruitori di nuova generazione. Quella dei Maneskin è la prima grande affermazione italiana nell’epoca dello streaming ed è avvenuto ciò sia perché queste piattaforme consentono il libero accesso da tutte le parti del mondo con molta semplicità e sia perché finalmente la musica italiana si è livellata sulle tendenze globali, aggiungendo una propria impronta caratteristica.

Cosa ne pensa della polemica tra Salmo e Fedez? Qual è il ruolo degli artisti in questo periodo così complicato? Quali sono i suoi auspici per il futuro prossimo?

Personalmente credo che in questo momento sia più importante educare e cercare di far ripartire il settore, osservando tutte le regole. Le regole, infatti, sono proprio a tutela dello svolgimento degli eventi. Magari andrebbe discusso il limite massimo di presenze negli eventi di massa che già prevedono il green pass, come avviene all’estero, ma al netto di questo non si devono mai perseguire degli interessi egoistici e personali. Lo abbiamo visto con le discoteche che stanno pagando ancora adesso lo scotto di quanto accaduto la scorsa estate. Oggi ci sono tutte le basi per tornare alla normalità, ma non dobbiamo dimenticare da dove veniamo.

A cura di Francesco Gasbarro



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