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Il Fondo Monetario Internazionale, con l’aggiornamento dell’agosto 2021 al suo External Report database, ci permette infine di analizzare elementi più dettagliati riguardo all’impatto che il Covid-19 ha esercitato sull’economia globale, che – per la prima volta nella Storia – ha visto finire contemporaneamente in recessione il 95% dei “sistemi paese” in tutto il mondo.

Grafico 1

Com’è ovvio, e come abbiamo sperimentato tutti, la prima significativa mutazione è avvenuta a livello dei consumi, calati drammaticamente per via delle misure di confinamento che hanno interessato al tempo stesso cittadini e attività economiche, rimaste chiuse per molti mesi, e in alcuni casi con effimere e catastrofiche riaperture a intermittenza. Dal grafico 1, tratto dal succitato Report dell’FMI, si evince come il mutamento delle abitudini dei consumi globali si sia evidenziato a partire dal secondo trimestre del 2020, causando un calo del 3,2% circa per quanto riguarda la quota attribuibile ai servizi, parallelamente al concomitante aumento di quella relativa ai beni durevoli (cresciuta dell’1,9%) e non durevoli (salita dell’2,8%). Questi dati si riferiscono alle economie avanzate, naturalmente, poiché in quelle emergenti il fenomeno è stato assai meno evidente, soprattutto per quanto riguarda i beni durevoli, e per giuntra riassorbito con celerità. Quanto poi al diverso andamento dei vari crolli, nella prima fase sono calati vertiginosamente (anche del 50%) i consumi relativi a cultura e svago, con parallela contrazione delle spese per energia, beni durevoli (calati del 30%) e trasporti (- 25% circa). I meno colpiti dalla crisi tra marzo e aprile 2020 sono stati i consumi alimentari (vedi linea arancione dei beni non durevoli), anche perché erano gli unici possibili per via delle restrizioni, e in parte per un re-indirizzamento del potere d’acquisto dei consumatori.

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Grafico 2

Nel maggio 2020 le riaperture hanno rapidamente normalizzato il peso dei consumi alimentari, accelerando la crescita del consumo dei beni durevoli, soprattutto d’importazione. Favorita in questo passaggio, a livello globale, è stata per paradosso la Cina nel secondo/terzo trimestre dell’anno, Paese in posizione più ideale per accogliere il mutamento della domanda. Dicevamo che la recessione globale per il Covid-19 è un unicum nella Storia del mondo, anche paragonata alle più significative crisi economiche dal dopoguerra in poi. Nel grafico 2 si evidenzia infatti come le recessioni comportassero un incremento graduale della quota dei servizi, per via del costo inferiore relativo nell’àmbito della riduzione del reddito disponibile. Tale incremento era mediamente più ridotto, parliamo dell’1% circa.

Grafico 3

Ma la stessa anomalia si nota anche nella crescita ascrivibile ai beni durevoli, il cui calo in passato era nell’ordine dell’1% (vedi grafico). E il tasso di risparmio? Nel 2020 mentre i consumi subivano una compressione generale, i tassi di risparmio del settore privato esplodevano simultaneamente in tutte le aree macro-economiche più importanti. Un fenomeno di nuovo sorprendente rispetto alle recessioni del passato. Come evidenzia il grafico 4, di fatto, si è assistito nel secondo e terzo trimestre del 2020 a una crescita vertiginosa del tasso di risparmio nelle economie avanzate, salendo da poco meno dello 0.5% fino a sfiorare il 10% del Pil. Un effetto decuplicato rispetto all’andamento osservato durante la grande crisi finanziaria del 2008-2009 (Gfc). Secondo l’FMI, il tasso di risparmio vedrà una sua lenta erosione parallelamente alla ripresa economica globale, al punto che non prima del 2023 potremo osservare un riallineamento dei valori riscontrati durante la Gfc. Molto interessante il dato messo in evidenza sempre dal Grafico 4, che sottolinea come i tassi di risparmio siano cresciuti di più dove il lockdown è stato più rigoroso (come i Paesi nell’estrema destra del grafico), per via del più intenso effetto di compressione artificiale dei consumi.

Ma sempre per quanto concerne l’impennata dei tassi di risparmio nel settore privato, essa non è ascrivibile soltanto ai consumi. Il ruolo più determinante, infatti, è stato giocato dai sostegni governativi al reddito. Il Grafico 5 permette di osservare come la crescita sia stata più sostenuta negli Stati Uniti, dove l’inusitato flusso delle misure di sostegno governativo in forma di trasferimenti diretti e bonus (barre gialle) ha fatto crescere, nel secondo trimestre 2020, il tasso di risparmio fino al 20% del Pil. Non è avvenuto così nella zona Euro, dove i trasferimenti governativi hanno avuto un impatto tre volte inferiore. Se in Europa la recessione si è fatta sentire nuovamente in tutta la sua brutalità con i nuovi lockdown decisi nel corso dell’autunno-inverno 2021, il piano straordinario del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden subito dopo l’ingresso alla Casa Bianca ha permesso agli USA di scongiurare la contrazione dei consumi malgrado le nuove ondate di contagi. Quanto alla discussa Cina, quest’ultima ha assistito a una crescita del tasso di risparmio inferiore di cinque volte rispetto a quella riscontrata in Europa e negli Stati Uniti, sia grazie all’impatto più contenuto della crisi pandemica sia per l’assenza di sostegni governativi ai consumi minimamente significativi.

Per concludere, dunque, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, la crisi globale causata dalla pandemia da Covid-19 è stata un’autentica “mosca bianca” nella Storia, con una recessione simultanea che ha visto contrarsi il 95% delle economie mondiali. Essendo una situazione mai osservata prima porta con sé un aspetto inquietante, ovvero che le conseguenze future a medio e lungo termine di quanto è avvenuto a partire dall’inizio del 2020 devono ancora essere vagliate e soprattutto comprese a fondo. La luce in fondo al tunnel, anche quello della scarsa conoscenza del fenomeno, non è ancora stata insomma raggiunta.

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