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Imprese e cambiamenti climatici, come cambiare rotta? Un tema discusso ampiamente in questi mesi nell’ambito della Cop26 delle Nazioni Unite a Glasgow. “Coinvolge le imprese di tutti i settori industriali” e “sarà percepita da ogni azienda, di qualunque dimensione, causando grandi rischi (fisici e di transizione) di breve, medio e lungo termine; di conseguenza è fondamentale che i consigli di amministrazione mettano immediatamente il cambiamento climatico al centro della loro strategia”. Queste le parole rivolte ai partecipanti della Cop26 dalla Climate Governance Initiative (Cgi), l’organizzazione internazionale che sostiene le associazioni di amministratori nazionali perché forniscano ai loro membri le conoscenze e le competenze fondamentali per rendere il clima una priorità aziendale, sulla base dei principi e dei valori del World Economic Forum per un efficace “governo del clima”.

La Climate Governance Initiative

La Climate Governance Initiative, nata nel 2019 nell’ambito del World Economic Forum rappresenta oltre 100 mila amministratori appartenenti a più di 20 grandi economie, in grado di influenzare cifre pari a trilioni di dollari di capitale attraverso le società di cui fanno parte. La Cgi dispone anche di una rete locale nel nostro Paese, ovvero Chapter Zero Italy, che fa parte di Nedcommunity, l’associazione dei consiglieri indipendenti, e che sposa l’appello della Climate Governative Iniziative.

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“Noi consiglieri indipendenti – dichiara Sabrina Bruno, Chair di Chapter Zero Italy – “possiamo e dobbiamo giocare un ruolo di primo piano per far sì che anche le aziende italiane, non soltanto quelle di grandi dimensioni ma anche le medie e le piccole che rappresentano la maggioranza del nostro tessuto produttivo, si pongano sulla strada di una vera e concreta transizione per la realizzazione di un business sostenibile che tenga conto dei rischi che derivano dal cambiamento climatico e ne sfrutti le opportunità”. E ancora: “La sfida è globale ma si vince soltanto se a livello locale ognuno farà la propria parte”.

Chapter Zero Italy

Come dicevamo, Chapter Zero Italy annovera gli Amministratori di società italiane associati a Nedcommunity, impegnati nell’approfondimento, nella discussione e nella condivisione di rischi e opportunità derivanti dal cambiamento climatico. In qualità di chapter Italiano della Climate Governance Initiative del World Economic Forum, Chapter Zero Italy garantisce appoggio agli amministratori nell’applicazione di questi principi e collabora con i chapter degli altri Paesi per realizzare gli obiettivi di governo del cambiamento climatico secondo i principi del World Economic Forum. E secondo la Cgi, questo è per l’appunto “un momento cruciale perché i consigli di amministrazione affrontino gli impatti del cambiamento climatico e approvino piani strategici a lungo termine che considerino la resilienza del proprio modello di business rispetto a un futuro a zero emissioni di CO2”.

Le aziende e l’emergenza climatica dopo la pandemia

Un momento cruciale soprattutto per l’Italia, nel momento in cui deve ancora chiarirsi nella sua portata l’impatto economico-sociale della pandemia, mentre il pacchetto di ripresa post-Covid-19 e il pacchetto 55% dell’Ue determinano un assai cospicuo potenziale per muovere notevoli passi in avanti al fine di raggiungere gli obiettivi climatici. Come dimostrato per la crisi pandemica e sanitaria, anche per quanto riguarda la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici, sarà sempre più necessario da parte dei Governi, e in ultima analisi delle imprese, prendere decisioni tempestive e oculate.

E visto che si parla di “governance del clima”, occorre comprendere che cosa s’intenda con questo termine. Ovvero la linea di condotta con cui saranno prese tutte quelle misure e decisioni politiche volte a dare risposte ambientali in un futuro sempre più complesso e con obiettivi sempre più ambiziosi per quanto riguarda il clima e i suoi cambiamenti. Misure e decisioni politiche che ovviamente coinvolgeranno in prima persona i governi e le istituzioni, e come abbiamo detto le imprese, ma anche la stessa cittadinanza.

Imprese energetiche a partecipazione statale

Per quanto riguarda le imprese, poi, vanno considerate in primis quelle energetiche a partecipazione statale. Questo perché, vista l’entità della partecipazione pubblica nelle più gradi e rilevanti aziende energetiche italiane, ciò espone la cosiddetta “governance del clima” a una pregnante influenza da parte dell’impresa sul legislatore. A tal proposito devono essere dunque adottate misure atte a gestire eventuali conflitti d’interessi, ed è fondamentale pertanto costituire organi indipendenti a garanzia che le varie politiche adottate siano coerenti con gli scenari delineati da scienziati ed esperti del clima, e che si privilegi l’interesse pubblico anziché quello specifico dell’impresa.

Il tutto, tenendo anche conto di una inquietante realtà: secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano pubblicati da Repubblica, “un solo grado di temperatura in più nell’arco di un decennio è costato alle aziende il 5,8 per cento di fatturato e il 3,4 per cento di marginalità. Solo nel 2018, anno sicuramente molto caldo ma in fondo nella media (il 2020 per esempio è andato peggio), i mancati ricavi del milione di aziende tenute sotto osservazione sono stati pari a 133 miliardi”. Cifre sconvolgenti che ci mettono prepotentemente di fronte all’improrogabile necessità di gestire al meglio il rapporto tra cambiamenti climatici e imprese.

A cura di Marco Zonetti
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