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I cambiamenti climatici stanno producendo effetti anche in Italia. Il terrificante “medicane” che ha investito la Sicilia, gli incendi devastanti e inesorabili che hanno visto il 2021 come il peggiore di sempre, le eccezionali ondate di caldo che trasformano in un forno le nostre città anche fuori stagione, gli sbalzi di temperature repentini, l’intensificazione di eventi estremi come uragani, cicloni e tornado. Fenomeni una volta eccezionali ormai sono divenuti ordinaria amministrazione e che sono dovuti al riscaldamento ambientale. E tuttavia, i cambiamenti climatici non portano soltanto a un aumento delle temperature e a fenomeni come la tropicalizzazione dei temporali, ma anche la cosiddetta variabilità climatica. Una situazione d’instabilità che può accelerare per esempio l’avvento dell’inverno o causare il ritardo dell’arrivo della primavera, con conseguenze catastrofiche per la produzione agricola.

Il parere dell’esperto sui cambiamenti climatici in Italia

Come segnala Andrea Roventini, professore associato alla Scuola Sant’Anna di Pisa, “le proiezioni all’anno 2100 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente indicano che se non combatteremo efficacemente il riscaldamento climatico, tutta l’Europa sperimenterà forti aumenti delle temperature, ma l’area mediterranea sarà colpita da periodi estremi di siccità, mentre le precipitazioni si intensificheranno nelle regioni centrali e orientali”. E sempre a detta del Professor Roventini, senza interventi tempestivi, mirati ed efficaci, “il peggio deve ancora avvenire”.

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Secondo Pnas, uno tra i più influenti giornali scientifici insieme a Science e Nature, per la Terra si avvicina addirittura il “punto di non ritorno”. Visto che siamo in tema di Cop26, basti sapere “la Terra è un sistema complesso dove anche un aumento limitato della temperatura vicino ai 2° C., soglia fissata dalla conferenza internazionale sul clima Cop21 di Parigi, potrebbe non essere sufficiente a evitare l’innesco di molteplici reazioni a catena ed effetti domino che trasformerebbero il nostro Pianeta in una gigantesca serra, con aumenti continuati e irreversibili della temperatura”.

Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici?

Lo scenario è da film horror e dimostra come ogni aspetto del pianeta sia indissolubilmente correlato: lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide porterebbe alla riduzione della salinità e della temperatura dell’acqua circostante, provocando al tempo stesso un’alterazione delle correnti oceaniche. Il che innescherebbe una accelerazione dello scioglimento del permafrost, rilasciando così il gas metano intrappolato che, come il classico “cane che si morde la coda”, darebbe origine a un ulteriore accelerazione del riscaldamento del clima. Ovviamente, non è difficile giungere alla conclusione che le conseguenze sarebbero del tutto catastrofiche anche dal punto di vista economico.

Ma come si può agire efficacemente sul rapporto tra cambiamenti climatici ed economia?

Secondo il Professor Roventini, “i mercati da soli non riusciranno a risolvere il problema del riscaldamento climatico senza interventi pubblici. Inoltre, le politiche pubbliche non devono essere necessariamente amiche del mercato. Infatti, gli interventi che modificano i prezzi relativi, come la carbon tax e i sussidi per le tecnologie verdi, non sono sufficienti per raggiungere una crescita a zero emissioni”. La guerra al cambiamento climatico, se affrontata solo da un’angolazione prettamente “economista”, basandosi sulle teorie standard di costi e benefici delle politiche di riduzione delle emissioni, è destinata a concludersi con una tragica sconfitta.

Occorre invece partire da un approccio diverso, che consideri l’economia come un “sistema complesso”, apprezzando i vantaggi conseguenti all’arresto del riscaldamento climatico alla temperatura di 1.5°C e implementando un sistema di politiche volte a raggiungere tale obiettivo. L’analisi costi-benefici sulla quale si basa l’approccio standard è, secondo il Professor Roventini, “una camicia di forza che mal si adatta ad analizzare fenomeni complessi come la co-evoluzione dell’economia e del cambiamento climatico, che sono influenzati dall’innovazione e dal cambiamento tecnologico, da un alto grado di incertezza, dalla possibilità di eventi climatici rari, ma estremi, e da reazioni climatiche a catena che possono portare il nostro pianeta a punti di non ritorno”.


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