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Il settore balneare su cui si fonda gran parte dell’economia delle zone costiere italiane è sul piede di guerra. Le fibrillazioni sono dovute alla paventata possibilità che nel 2023 possano decadere tutte le concessioni balneari. Queste consentono agli attuali gestori di strutture turistiche e lidi di esercitare la professione su aree demaniali. A deciderlo è stata la sentenza del Consiglio di Stato (n. 18 del 2021) come esito dell’adunanza plenaria tenutasi in seguito al caos generatosi dopo l’estensione delle concessioni balneari fino al 2033, decisa dalla legge 145/2018.

La necessità di un riordino delle concessioni balneari


L’allora ministro del turismo Gian Marco Centinaio, promotore della norma, aveva giustificato il provvedimento come un necessario “periodo transitorio”. Urgeva allora un riordino generale del settore, oggi diventa ancora più importante. Dopo le fibrillazioni scattate in seguito al Disegno di legge, le imprese balneari di tutta Italia hanno subito un altro duro colpo. Soprattutto a causa di due nuove sentenze del Consiglio di Stato che hanno ribadito quanto già in altre occasioni deliberato. Il rinnovo delle concessioni fino al 2033 dunque è illegittimo se non passa da una procedura di gara a evidenza europea.

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La sentenza deriva da un caso di Lecce


A posteriori si può dire dunque che la legge, nel tentativo di fare qualcosa di buono, abbia evidenziato delle criticità. Queste ora fanno tremare gli imprenditori balneari che, nella maggior parte dei casi sono nuclei familiari che hanno una lunga tradizione nel settore, spesso tramandata. Le fibrillazioni sono dovute al fatto che vi sia la possibilità che tali sentenze possano fare giurisprudenza per tutte le concessioni balneari. Le stesse, infatti, si esprimono su casi specifici singoli ancorché in seguito generalizzati dalla magistratura amministrativa per i loro effetti economico-sociali che vanno ad abbracciare una rilevante platea di soggetti. La sentenza 18/2021, in particolare, è l’ultimo atto di un ricorso promosso da un bagnino che si era visto rifiutare la proroga automatica della concessione balneare dal Comune di Lecce, che secondo lui gli spettava di diritto in forza della legge 145/2018.

Concessioni: il parere del settore balneare

“L’elemento più insolito è che i giudici si siano sostituiti al legislatore fissando un termine entro cui istituire le gare, quello del 31 dicembre 2023”. A dirlo è MondoBalneare, un’importante voce del settore. “Ma soprattutto, appare bizzarro che il Consiglio di Stato dichiari illegittima l’estensione al 2033 per poi stabilire un’altra sorta di proroga automatica e generalizzata. In ogni caso, questa è la pronuncia con cui il governo inevitabilmente dovrà fare i conti. Servirà mettere mano alla riforma del settore entro tempi brevi. E più che del Consiglio di Stato, la colpa per essere arrivati qui è della politica che in tanti anni non ha approvato una riforma seria e adeguata”.

Scenari futuri

Non è ancora chiaro ora come lo Stato si dovrà comportare. Ballano migliaia di concessionari che hanno già avuto il proprio titolo fino al 2033. In seguito a ciò ci sono stati investimenti da parte delle aziende. Ma questa sarà una materia di cui senz’altro si dibatterà a lungo nei prossimi mesi e che molto probabilmente si risolverà con dei cospicui indennizzi a favore dei concessionari uscenti.

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