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Le imprese femminili innovative saranno destinatarie di un finanziamento ad hoc dal Ministero. Donne e impresa, un tema molto dibattuto su cui c’è ancora molto da fare per potenziare l’imprenditoria femminile. La forza lavoro mondiale è composta più da uomini che da donne e le lavoratrici, a parità di mansioni, guadagnano meno dei lavoratori. L’Italia è in linea con il resto dell’Occidente. Soltanto un’attività imprenditoriale su sei è guidata da una donna.

Un fondo per le imprese femminili innovative

Attraverso il Fondo di co-Investimento del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) sono stati stanziati tre miliardi da destinare a imprese femminili a carattere innovativo. Si tratta di stanziamenti che la Legge di Bilancio dello scorso anno (legge 178/2020, comma 107) ha previsto per «sostenere investimenti nel capitale di rischio per progetti di imprenditoria femminile a elevata innovazione. Ovvero a contenuto di innovazione tecnologica, che prevedono il rientro dell’investimento iniziale esclusivamente nel lungo periodo, realizzati entro i confini del territorio nazionale».

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I requisiti per essere ammesse a finanziamento

Per essere ammesse agli investimenti, le imprese femminili non devono essere quotate in mercati regolamentati. Inoltre devono trovarsi nella fase di sperimentazione (seedfinancing), di costituzione (start-up financing), di avvio dell’attività (early-stage financing) o di sviluppo del prodotto (expansion, scale up financing). Le attività devono incentrarsi sulla collaborazione con le regioni e gli enti locali, con le associazioni di categoria, con il sistema delle camere di commercio e con i comitati per l’imprenditoria femminile, anche attraverso forme di cofinanziamento tra i rispettivi programmi in materia.

La relazione periodica alle Camere

Il Ministro dello sviluppo economico deve poi presentare annualmente alle Camere una relazione sull’attività svolta e sulle possibili misure da adottare per risolvere i problemi relativi alla partecipazione della popolazione femminile alla vita economica e imprenditoriale del Paese. Gli investimenti possono essere rappresentati da ingressi nel capitale oppure sottoscrizione di quote di Fondi per il venture capital che investono nelle imprese femminili. I progetti imprenditoriali finanziati devono essere realizzati nel territorio italiano.

Le imprese rosa sono tutte “micro”

Tale possibilità potrà di fatto portare impulso all’imprenditoria femminile in Italia che si caratterizza anche per la sua prevalente dimensione “micro”. Infatti va tenuto conto che il 97% delle imprese guidate da donne ha meno di 9 addetti, contro il 95% delle imprese maschili, e ben 880.000 imprese femminili hanno un solo addetto. A conferma di questa configurazione dimensionale, si rileva come la maggior parte delle imprese femminili siano costituite come ditta individuale. A conferma di un gap sulle forme giuridiche più evolute, quali le società di persone e, soprattutto, le società di capitali. Negli ultimi anni, tuttavia, si nota una progressiva crescita delle società di capitali rispetto alla dinamica delle ditte individuali favorita anche da nuovi finanziamenti ed opportunità aperte.

A cura di Valentina Apicella

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