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In molti pensano che da oggi non riceveranno più telefonate sui propri cellulari dagli scocciatori del telemarketing, ma non è così, e le chiamate commerciali continueranno indisturbate. Lo afferma Consumerismo No profit, nel giorno in cui entrano in vigore i servizi del Registro Pubblico delle Opposizioni.

Telefonate di telemarketing sui cellulari, diminuiranno del 20%

“Il meccanismo di “opt-in” che prevede siano i consumatori ad attivarsi per non ricevere telefonate commerciali rallenterà inevitabilmente la diffusione del nuovo Registro soprattutto per la fascia di cittadini meno digitali, consentendo agli operatori di telemarketing di agire ancora e a lungo nei loro affari” – spiega il presidente Luigi Gabriele. “In base alle nostre stime, il nuovo registro ridurrà il fenomeno delle telefonate selvagge solo del 20%. Questo perché i numeri telefonici degli utenti raccolti e usati da enti di ricerca internazionali e dagli operatori di telemarketing sono per la maggior parte liste prive di consensi, recuperate illegalmente nel dark web, e utilizzate da call center con sede straniera ma operanti per società commerciali italiane. Ogni 10 telefonate ricevute dagli utenti, 8,5 arrivano da call center esteri o operatori non iscritti al Roc, soggetti che non sono tenuti a rispettare le nuove disposizioni in materia di telemarketing”.

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Un sistema da aggiornare e rivedere

“Nella prossima legislatura il registro dovrà ulteriormente essere revisionato introducendo il meccanismo del Registro Unico dei consensi, ossia il criterio per il quale solo il consumatore che si iscrive in una apposita lista può ricevere chiamate commerciali” – aggiunge Gabriele. Intanto anche le aziende possono fare la loro parte – ricorda Consumerismo – Le società titolari effettive dei dati dei consumatori perché con contratti attivi (energia, gas, telefono, pay-tv), possono adoperarsi per aiutare i propri clienti ad iscriversi mediante il loro supporto e limitare che la concorrenza sleale possa manifestarsi mediante le chiamate commerciali scorrette da parte di operatori concorrenti che hanno ottenuto i dati senza il consenso dei consumatori. Quindi forse è più interesse delle aziende che dei consumatori che vi sia l’iscrizione all’RPO da parte dei loro clienti.

Comunicato Stampa

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