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Spendere i soldi del Pnrr è l’impegno che tutti continuano a sollecitare. Farlo bene e farlo subito è quanto aggiunge il nostro Primo Ministro, Mario Draghi, che ci tiene a chiarire che “l’impegno e le responsabilità non riguardano solo il governo ma, in egual misura, tutte le strutture istituzionali, Comuni in prima linea”.

Le prime difficoltà per spendere le risorse del PNRR

Le prime carenze si sono affacciate evidenziando in maniera inequivoca l’impreparazione di industria e impresa. Questo nonostante di Recovery Found prima e di Pnrr se ne parli da parecchio tempo. Tutti da più parti ed in tutti i settori istituzionali, produttivi, sociali, sportivi, culturali, invocano interventi e maggiori finanziamenti a fronte di una scarsità di progetti spaventosa. Tanto che si teme di non riuscire ad utilizzare nei termini e nei modi indicati dall’Europa, l’ingente somma messaci a disposizione. La politica continua a fare il solito giochino inconcludente. Questa volta ancor più inopportuno, visto che in ballo c’è il futuro di tutti noi.

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Carenza di tecnici e di materie prime

Emerge, adesso, un altro aspetto importantissimo che blocca o rallenta alcune possibilità di investimenti e quindi di lavoro. Da più parti, a cominciare dal Presidente di Confindustria per continuare con i vari rappresentanti del vertice di importanti industrie e categorie di lavoro, invitati nei convegni per parlare di questi argomenti, si evidenzia la mancanza di addetti per la realizzazione delle opere previste dal Pnrr. Guai peggiori aspettano chi dovesse aver bisogno di specializzati, non se ne trovano e non si sa dove andarli a cercare. Emerge, ancora una volta, la mancanza di risoluzione del problema dell’incontro razionale tra domanda e offerta di lavoro. Il settore dell’edilizia, e non solo, deve fare i conti, oltre che con questo, con un altro problema non meno importante, la mancanza di materiale.

Il ruolo del Governo e del Superbonus

La somma dei due problemi, mai verificatasi prima, rischia di mettere, ulteriormente, in ginocchio un settore che, dopo le difficoltà affrontate a causa delle restrizioni della pandemia, aveva tutte le prerogative per riprendersi. Il governo, con diverse azioni concrete, dagli sconti fiscali al Superbonus, ha previsto un giro d’affari di circa 20 miliardi. Cifra importantissima che non ha bisogno di commento. Dall’inizio dell’anno tutto il comparto dell’edilizia si è trovato a far fronte a diverse difficoltà. Le forniture di materiali necessari si sono dimezzate e i prezzi aumentati. Manca il materiale e quando si trova i costi sono lievitati in maniera tale da far ritenere il fenomeno l’ostacolo, probabilmente, più grosso per la ripresa prevista dal Recovery Found. E’ abbastanza singolare la contemporaneità di mancanza di manodopera e di materie prime quando ancora non siamo entrati nel vivo dei lavori relativi al Superbonus.

Cosa potrà succedere quando si entrerà nel vivo dei lavori?

E’ la domanda che si pongono da più parti. C’è chi afferma che la mancanza di manodopera è conseguenza di politiche sbagliate che in passato hanno penalizzato il settore dell’edilizia. La precarietà al primo posto, un giovane non può essere interessato a lavorare per pochi mesi per poi essere mandato a casa. La chiusura degli stabilimenti, a causa della pandemia, è stata una delle cause di questa mancanza di materiali. A questo bisogna aggiungere che alcuni paesi hanno avviato prima di noi le azioni di ripresa. Cina e Stati Uniti ad esempio hanno assorbito la gran parte della produzione di materiali che oggi mancano. I fornitori non accettano ordini o, se li accettano, non danno alcuna garanzia sui tempi di consegna e sull’importo definitivo, visto che i prezzi variano nell’arco di pochi giorni.

Le imprese che lavorano nell’edilizia, in pratica, non riescono ad aprire i cantieri. Perché manca la certezza di avere il materiale necessario e che le spese rimarranno quelle stabilite. C’è il concreto rischio che i lavori finanziati con il Superbonus debbano essere bloccati. Il governo è consapevole della situazione e sta studiando una norma che preveda la possibilità di revisione dei prezzi.

A cura di Antonio Caivano
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