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In questo momento così delicato, la Cina sta giocando un ruolo fondamentale nelle scelte che cambieranno l’economia globale, per questo è importante conoscere i rapporti con l’Italia. Tra guerre e imposizione sul mercato il centro del mondo si è spostato sull’asse Mosca-Pechino. Per fare il punto sulla situazione abbiamo intervistato Nicola Brienza, Vice Presidente della camera di commercio africana in Cina e residente a Shanghai da 18 anni circa. Oltre ad essere un imprenditore stimato nel paese della Muraglia è stato anche il primo cittadino italiano/cinese candidato al senato italiano per quest’ultima legislatura.

Brienza, lei è noto come imprenditore e politico che si è fatto da solo in Cina. Per lei la Cina cos’è? Quali sono i rapporti con l’Italia?

«Per me la Cina è un paese straordinario, dove ho lasciato tanti amici e dove mi sono realizzato a livello personale. In un certo senso devo molto alla Cina e credo che la Cina sia e possa essere sempre di più un mercato di sbocco per le aziende italiane».

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Lei ha vissuto a Shanghai per oltre 17 anni. Ha visto la Cina diventare una potenza mondiale ed arricchirsi. Perché è tornato in Italia?

«Si, la Cina nelle ultime due decadi è passata dall’essere solamente una fabbrica dell’Occidente all’essere un motore tecnologico ed un mercato enorme. Questo paese mi ha dato l’opportunità di fare business e di vivere questa crescita spaventosa, ma l’Italia è sempre l’Italia, solo qui mi sento a casa mia».

Alla luce di quanto si legge oggi relativamente all’immobiliare cinese, la Cina, per lei che la conosce è una “potenza dai piedi d’argilla”?

«Certamente in certi casi il credito facile e la fiducia riposta dai risparmiatori cinesi nel “mattone” ha pompato una bolla immobiliare che però non credo verrà mai fatta esplodere. Ma non scherziamo, la Cina è ben altro, è un paese importantissimo ed è prima di tutto la manifattura del mondo».

La Cina è sembrata essere per molti anni una potenza benevola. Oggi, in Europa e non solo sembra ingerire pesantemente negli affari interni dei paesi di cui è un partner indispensabile. Cosa crede che voglia la Cina?

«La Cina fa i suoi interessi. Semmai dovremmo chiederci se l’Europa fa i propri e se è in grado di far valere il proprio peso in sede negoziale, specialmente in ambito commerciale. Io credo che i cinesi siano più interessati a livello geo-politico al proprio continente di riferimento ed in particolare ai paesi limitrofi. Investono pesantemente ed in modo “chirurgico” dove hanno un interesse strategico. L’Europa è insieme agli Stati Uniti il vero mercato. Normale che i cinesi cerchino di far pesare la propria forza a proprio vantaggio, cercando nell’Europa un partner e un’opportunità per fare soldi».

Quanto conta la Cina in Italia? Ha un peso nella nostra economia?

«La Cina è un partner ma ancor di più è una grande opportunità. Nel passato è stata per noi semplicemente un “fornitore” per la nostra economia. Sempre di più sta diventando un cliente delle nostre imprese. Oggi la Cina ha un peso nell’economia italiana, investe nel nostro mercato azionario e acquista aziende, le più varie, talvolta rilanciandole e portandole in Cina. Ma il punto è che la Cina non investe molto in Italia, rispetto a quanto fa in Germania o nel Regno Unito.

Lei che la Cina la conosce sicuramente più di tanti nostri politici, come si comporterebbe con il “Dragone”?

«Noi dobbiamo riuscire ad entrare nel cuore dei cinesi, oltre 1 miliardo di consumatori. Vendere prodotti e stile di vita. Tenendo presente le ragioni dei nostri alleati, che comunque fanno affari con la Cina, nonostante tutto. La cosa più importante è capire cosa vuole la Cina da noi e far capire alla Cina cosa vogliamo noi da lei, tenendo presente cosa possiamo realisticamente fare e tenendo presente che la nostra lealtà atlantica è per noi imprescindibile. Noi dobbiamo fare business e intessere relazioni, perché da Democristiano, credo si debba parlare con tutti, a maggior ragione con un paese che per motivi storici ha molti punti d’incontro con l’Italia».

Brienza spiega anche come le principali economie mondiali dovrebbero crescere rapidamente fino a metà anno e poi moderare gradualmente man mano che gli impulsi a breve termine si affievoliranno come specificato anche dal report di Goldman Sachs. Si aspetta però “una performance relativamente fiacca in Cina”, dove il mercato immobiliare è visto in calo e gli interventi del governo progressivamente meno efficaci.

A cura di E. Rizzitelli

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