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L’onorevole Francesca Troiano vince una battaglia personale sulla riservatezza delle indagini nell’alta finanza. Il no alla caccia alle streghe con circo mediatico conseguenziale parte, infatti, anche da misure legate alla finanza. Oggi informazioni di indagini anche legate all’alta finanza possono finire nel tritacarne mediatico senza nessun filtro. In merito a ciò la deputata pugliese Francesca Troiano, vede una sua battaglia concretizzarsi per rafforzare il sistema di controllo da parte dalla UIF, Unità di Intelligence Finanziaria.

La proposta sulla riservatezza delle indagini

«Lo scorso anno ho presentato una mi proposta di legge, l’AC 3385. Spiega Troiano. L’articolo 4 da me suggerito interviene sulla delicata tematica della riservatezza delle informazioni contenute nelle segnalazioni di operazioni sospette. Serve a limitare l’eventualità che il nominativo del segnalante possa essere inserito nel fascicolo del Pubblico ministero e in quello per il dibattimento (art. 38, co. 3)» .

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«Gli atti di indagine con valenza probatoria sono individuati negli esiti delle attività espletate dagli Organi investigativi, eventualmente a seguito della ricezione dei contributi antiriciclaggio. Come ad esempio SOS, relazioni di approfondimento della UIF e informative di FIU estere. In uno Stato civile come l’Italia sarebbe opportuno che questi ultimi non confluiscano nei fascicoli processuali in modo da poter tutelare sia le esigenze di riservatezza connaturate al sistema di prevenzione sia in quanto sono atti di natura amministrativa formati senza le garanzie del “giusto processo” ».

Il commento dell’onorevole Troiano

«Ho posto questo rilevante tema all’attenzione del Ministero delle Economie e delle Finanze – conclude la Troiano – e ho appreso che in sede di conversione al decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, la suddetta richiesta è stata inserita e presto diventerà legge. Nonostante credo ci siano ancora oggi altre misure da dover adottare per favorire la lotta al riciclaggio credo che in termini di riservatezza oggi l’Italia abbia fatto un grande passo in avanti».

L’anonimato del segnalante

Ad ogni modo il testo suggerito dalla Troiano prevede che «In ogni fase del procedimento, l’autorità giudiziaria adotta le misure necessarie ad assicurare che l’invio della segnalazione e delle informazioni trasmesse dalle FIU, il contenuto delle medesime e l’identità dei segnalanti siano mantenuti riservati. In ogni caso, i dati identificativi dei segnalanti non possono essere inseriti nel fascicolo del Pubblico Ministero. Né in quello per il dibattimento, né possono essere in altro modo rivelati, salvo che ciò risulti indispensabile ai fini dell’accertamento dei reati. A tal proposito, l’Autorità giudiziaria provvede con decreto motivato, adottando le cautele necessarie ad assicurare la tutela del segnalante e la riservatezza della segnalazione».

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