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La Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge che riguardano la morte medicalmente assistita. Questo è il primo passaggio legislativo verso la definitiva approvazione di disposizioni in materia di eutanasia (leggi qui i lavori preparatori​). Il provvedimento passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento che potrà eventualmente apportare delle modifiche al testo.

Ok dalla Camera alla morte medicalmente assistita

La Camera ha approvato questa disposizioni con 223 sì, 168 no e un’astensione. Si tratta della prima lettura del testa avvenuto alla Camera nella giornata di giovedì 10 marzo. L’articolo 2 è il pilastro della legge, poiché stabilisce le finalità della normativa. “Per morte volontaria medicalmente assistita – si legge nelle disposizioni – si intende il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale”.

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Una volontà attuale libera e consapevole

La legge è molto chiara su come deve avvenire questo passaggio delicato che ha suscitato non molte polemiche da parte della Chiesa. La scelta della morte assistita infatti deve essere il risultato di una volontà “attuale, libera e consapevole” di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere. Un soggetto che vuole porre fine alle sue sofferenze durante una perdurante malattina che non lascia margini di recupero. La norma prevede inoltre che il Servizio sanitario nazionale operi nel rispetto di alcuni princìpi fondamentali. Innanzitutto la tutela della dignità e dell’autonomia del malato; la tutela della qualità della vita fino al suo termine; e un adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia. Per potere accedere a questa extrema ratio basterà un certificato medico del medico curante o dello specialista.

Una battaglia che parte da lontano

In Italia quella del “fine vita” è una battaglia che prende le mosse da alcuni casi che ha scosso l’opinione pubblica. In ultimo lo scorso 15 febbraio la Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibile la possibilità di sottoporre alla consultazione del referendum popolare questa tematica. A promuovere l’iniziativa referendaria erano stati migliaia di cittadini che avevano firmato. La bocciatura della Corte però ha dato maggiore slancio all’iniziativa parlamentare.

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