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“Riconversione della produzione aziendale”. Questa peculiare formula è ritornata ad aleggiare pericolosamente con la guerra russo-ucraina e ha assunto un nuovo significato allo scoppio della pandemia da Covid-19. In Italia, con l’accresciuta necessità di mascherine, è stato in primis il settore tessile a intraprendere tale linea di condotta industriale. Tale settore ha destinato parte della produzione alla realizzazione di mascherine FFP2 o FFP3, le più indicate per la prevenzione dei contagi.

Le aziende che hanno attuato la riconversione aziendale

Nel novero delle tante aziende che hanno abbracciato la “riconversione” ricordiamo la Noctis, che ha destinato le mascherine agli operatori sanitari; la Daunestep che le ha indirizzate alla filiera agro-alimentare; e la Mirabello Carrara che ha optato per la fabbricazione di mascherine lavabili, applicandovi uno speciale trattamento antimicrobico e idrofobico per garantirne la sicurezza. Senza contare il settore lusso, con la scelta del Gruppo Armani che, come sottolineava Il Sole 24 Ore,“ha convertito tutti i propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il coronavirus”.

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Anche i grandi marchi si riconvertono

E poi Bulgari, Calzedonia, Ermanno Scervino, Fca, Fendi, Ferragamo, Ferrari, Prada, Valentino. Ma anche Apulia Stretch, Bc Boncar, Dreoni Giovanna, Es’Givien, ModaImpresa, 180 case di Moda unite per fornire 2 milioni di pezzi. Nonché il settore farmaceutico con Menarini e quello della cosmesi con L’Erbolario. Piccole, medie e grandi imprese tutte in prima linea per convertire i propri stabilimenti per la produzione di mascherine e camici sterilizzati ma anche di gel disinfettanti e igienizzanti, nel caso di laboratori cosmetici. Della partita, anche le imprese produttrici di distillati come Assodistil, per garantire forniture di alcol. Molte sono state anche quelle aziende specializzate nella produzione di sistemi di riscaldamento e climatizzazione che hanno riconvertito gli impianti dedicandosi alla fabbricazione di ventilatori polmonari.

Un caso emblematico di riconversione aziendale

Un caso emblematico è quello del Gruppo Viessman, leader europeo nel riscaldamento, che all’occorrenza ha celermente convertito uno dei suoi impianti per la realizzazione di caldaie murali a gas nella produzione di dispositivi medici e, più precisamente, di unità mobili di terapia intensiva. Nel fronteggiare il nemico Covid-19, contro il quale la battaglia non è certo finita, lo spirito imprenditoriale italiano si è mostrato e continua a mostrarsi particolarmente solidale e tempestivo, grazie anche alla collaborazione fra ingegneri aziendali e anestesisti e medici di terapia intensiva. Un’altra grande prova della valenza del Made in Italy, del quale l’emergenza ha svelato un encomiabile lato solidale, e sempre vincente.

A cura di Marco Zonetti

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