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In questo contesto la sicurezza energetica è sicuramente la priorità. In Europa, il gas rappresenta circa un quarto del mix energetico. L’UE importa il 90% del gas che consuma, e oltre il 40% del suo consumo totale di gas proviene dalla Russia. Imprese e governi hanno come obiettivo prioritario la messa in sicurezza della produzione e l’incremento della resilienza del sistema energetico nazionale, per evitare blackout e contingentamenti della produzione.

Sicurezza energetica, il ruolo delle rinnovabili

Un ruolo importante è affidato alle energie rinnovabili, che producendo elettricità a livello locale possono contribuire all’indipendenza energetica. Ad oggi, il principale ostacolo ad una rapida transizione non è la mancanza di capitali ma la lentezza delle procedure burocratiche. L’economia circolare può essere un modello di riferimento in questo scenario. Non solo riuso e riciclo, ma ripensare il ciclo produttivo per minimizzare l’impiego di materie prime vergini e lo smaltimento in discarica dei prodotti finiti. Un’economia maggiormente circolare si traduce in minori costi per materie prime e catene di fornitura più corte.

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L’autoproduzione di energia elettrica e il fotovoltaico

Laddove possibile, è di fondamentale importanza anche l’autoproduzione di energia elettrica con l’installazione di pannelli fotovoltaici. È noto l’incremento nell’utilizzo di carbone registrato da Paesi come la Germania, che si è avuto a seguito della crisi del gas russo. Nel medio periodo, però, queste tensioni geopolitiche possono in realtà portare ad una accelerazione sul lato della transizione energetica, che altrimenti sarebbe dipesa maggiormente dal gas. Di fatto, la situazione attuale accelererà gli investimenti in energia rinnovabile e in nuove tecnologie, come il biometano da rifiuti urbani e dalla zootecnica e nel medio periodo l’idrogeno verde. Questa crisi può essere l’opportunità per evidenziare un concetto importante: non esiste una fonte energetica a costo zero.

Sicurezza energetica, il caso italiano

Guardando al caso italiano, il carbone deve essere abbandonato al più presto se vogliamo limitare l’aumento della temperatura globale, mentre il nucleare è al centro di un atteso dibattito, ma di fatto ad oggi è assente nel mix energetico. Se fino a poco tempo fa gli investimenti sostenibili erano visti come una classe a sé stante, con rendimenti inferiori a fronte di un impatto ambientale o sociale positivo, negli ultimi anni si è iniziato a capire quanto la sostenibilità giochi un ruolo fondamentale nei processi di creazione di valore e di mitigazione dei rischi aziendali. L’Italia consuma ogni anno 70 miliardi di metri cubi di gas, pari a circa il 42% del mix energetico nazionale. Di questi, il 40% è gas russo.

La strada del biometano

Il nostro Paese, in assenza di energia nucleare e avendo la necessità storica di superare il carbone come fonte energetica, si trova con un mix energetico fatto di gas e rinnovabili. Difficilmente potremo apportare modifiche a questa situazione strutturale, specie nel breve periodo. Quello che però possiamo fare è cercare di diversificare la quota di gas che oggi compriamo dalla Russia, puntando sul biometano. L’Italia ha una posizione di leadership nel settore, in cui ci si aspetta una crescita sostanziale nei prossimi anni. Infine, come già ricordato, importanza fondamentale rivestono le energie rinnovabili e nuove tecnologie come l’idrogeno verde, che possono aiutare a decarbonizzare le industrie hard-to-abate.

A cura di Valentina Apicella

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