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Stellantis, multinazionale delle auto che ha assorbito anche il gruppo Fiat, ha raggiunto un accordo con i sindacati metalmeccanici per 1.820 uscite volontarie con incentivi. Si tratta di un piano complesso di riorganizzazione aziendale che consegue al clima di incertezza in cui versa il mercato delle auto. Sullo sfondo anche la crisi delle materie prime e la necessaria riconversione all’elettrico.

Stellantis, la Fiom non firma l’accordo sulle uscite volontarie

Soltanto la FIOM non ha firmato l’accordo sulle uscite volontarie dall’organico di Stellantis. Gli esuberi riguardano il 3,7% dei 49.000 dipendenti degli stabilimenti italiani, così come spiegano in una nota le sigle che invece hanno dato parere positivo: Fim, Uilm, Fismc, Uglm e Aqcfr. Per il personale in uscita volontaria è previsto un percorso di ricollocazione attiva denominato ‘active placement’ con società specializzate del settore.

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Il commento dei sindacati sulle uscite volontarie

“Si tratta di un accordo positivo – commentano i sindacati – perché permetterà di adeguare gli organici in modo socialmente responsabile prevedendo un concreto e innovativo strumento di ricollocazione attiva, a esclusiva adesione volontaria, che auspichiamo possa dare risultati concreti. Il passaggio all’elettrico comporta un periodo di transizione durante il quale si determinerà un calo dell’apporto lavorativo e un significativo cambiamento delle competenze professionali, che dovranno essere gestiti attraverso la formazione professionale e nuove assunzioni. E’ necessario che Stellantis implementi in tempi brevi gli investimenti previsti nel piano industriale”.

La Fiom si dissocia dall’accordo

Per la Fiom “sono altre 1.820 le uscite incentivate dagli enti centrali, dalle aree di staff e dagli stabilimenti di Termoli, Verrone, Pratola Serra e Melfi, che la Fiom ha deciso di non firmare. Se si considerano le uscite già previste fino a oggi si arriva a oltre 4.000 lavoratrici e lavoratori in meno dal 2021. Non si può continuare a navigare a vista senza avere prospettive a medio, lungo termine e strumenti idonei a garantire il lavoro e attività produttive. È necessario che il Governo intervenga e si apra immediatamente un confronto anche sulla filiera”.

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