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La bellezza incontaminata dell’Appennino diventa una scelta di vita, per chi ama i piccoli borghi e coglie le risorse offerte in maniera rapida e concreta dalle Istituzioni. “Siamo lontani 60 chilometri da Parma e 30 chilometri dai servizi essenziali, le strade sono piene di curve e spesso innevate, eppure siamo convinti di aver fatto la scelta giusta: qui è il Paradiso”, afferma convinta Beatrice Minozzi, una delle tante persone che, grazie al Bando Montagna della Regione Emilia Romagna ha potuto ristrutturare la prima casa. “Questo bando è stato una manna dal Cielo per noi che abbiamo optato per la montagna.”. Beatrice vive con la sua famiglia a Sivizzo, frazione di Corniglio, provincia di Parma. Nel suo paese, poco più di ottocento metri d’altezza, ci sono solo quindici abitanti, immersi nella natura. Non fragilità di territori ai margini, ma voglia di innovazione nel ritorno ai ritmi naturali, lontani dalla frenesia dei grandi centri.

Tra le 2310 le domande  ammesse al Bando Montagna della Regione Emilia Romagna, uscito a settembre scorso, oggi 341 famiglie hanno già avuto la possibilità di un aiuto a fondo perduto per comprare o ristrutturare casa. L’importo medio del finanziamento è 28.500 euro, l’età media dei beneficiari è di poco più di 32 anni, l’80% di loro ha figli. Si tratta della prima tranche di domande: 10 milioni di euro le risorse stanziate dalla Giunta regionale per contributi a coppie e famiglie che hanno deciso di risiedere stabilmente in uno dei 119 comuni appenninici dell’Emilia-Romagna. Ne abbiamo parlato con il Presidente della Regione Stefano Bonaccini.

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Si aspettava un così grande successo per il bando Montagna?

“Abbiamo colto un’esigenza diffusa, anche se forse non pensavamo a una tale risposta, di cui siamo estremamente soddisfatti. Abbiamo promosso quella misura con un fondo da 10 milioni di euro, qualcuno dubitava sul fatto che potessero essere utilizzati tutti. Ci sono arrivate richieste per oltre 60 milioni, il che, ripeto, ci fa molto piacere e abbiamo già deciso di mettere in campo un secondo bando”.

Taglio dell’Irap per le imprese e le attività economiche dell’Appennino, altri 24 milioni di euro per investire nel digitale in quelle aree: per l’Emilia Romagna la montagna è quindi una priorità assoluta?

“La montagna per noi non è un territorio da aiutare, ma una potenzialità e un’opportunità per arricchire l’intera regione. Perché, come amo ripetere, se sta bene monte, sta bene anche valle. Nella scorsa legislatura abbiamo messo in campo investimenti per un miliardo di euro, promuovendo la Conferenza della Montagna, un’occasione itinerante di incontro e ascolto di tutti gli attori di quei territori. Una volta che la pandemia lo renderà possibile, ne convocheremo subito un’altra”.

Lei sostiene che la Regione ha colto un’esigenza reale quando ha deciso di sostenere le aree montane: da cosa è partito il rilevamento del bisogno?

“Innanzitutto dall’ascolto dei territori, che ci chiedevano più servizi e più opportunità. Io giro molto e sono stato in quasi tutti i comuni più volte, compresi quelli, come Zerba nel Piacentino, che hanno poche centinaia di abitanti. Ascoltando le persone faccia a faccia si comprendono meglio le loro necessità e a volte si cambia anche idea: come sui punti nascita, che avevamo chiuso in 3 casi su 4 rispettando parametri nazionali, ma che ora riapriremo, chiedendo la deroga, perché io per primo non avevo compreso l’importanza di quei luoghi come punti di riferimento per le comunità”.

In maniera intelligente state puntando sulla riqualificazione edilizia senza consumo di suolo: il bando uscito il 15 settembre e chiuso a ottobre è solo il primo di una serie di misure per la riqualificazione dei Comuni svantaggiati dell’Appennino?

“Abbiamo intenzione di confermare tutte le misure a favore della montagna, che ha un assessorato dedicato e guidato da Barbara Lori. Una scelta giusta che dimostra l’attenzione che quei territori meritano. Confermeremo i bandi per gli sgravi Irap e i fondi per le giovani coppie che scelgono di abitarvi. E ancora il Patto per il Lavoro e il Clima che abbiamo sottoscritto poche settimane fa con tutte le parti economiche e sociali mette come obiettivi prioritari ambiente, difesa del suolo, energie rinnovabili, tutti ambiti che sono tratti distintivi della montagna. Infine, i servizi e la sanità: stiamo aprendo ogni mese nuove case della salute, ce le chiedono tutti i sindaci, di ogni colore politico e questa pandemia ha messo ancora più in luce la necessità di medicina di territorio”.

Puntare sullo sviluppo sostenibile oggi più che mai appare una scelta imprescindibile e preziosa. Quali sono le difficoltà che avete incontrato? Quali le più grandi soddisfazioni che state ricevendo?

“Le difficoltà riguardano i ritardi storici che il nostro Paese ha accumulato su questo tema. Faccio mea culpa io per primo: non abbiamo compreso e fatto abbastanza e ora ci ritroviamo a non avere più tempo da perdere. Siamo al lavoro con progetti strutturali, che puntano a limitare fino ad abbattere le emissioni inquinanti nei prossimi 10 anni, seguendo le linee guida dell’agenda 2030 dell’ONU. Da soli, però, non ce la possiamo fare: ecco perché abbiamo chiesto al Governo, prima a Conte e ora al primo ministro Draghi, di inserire nel Recovery Plan il progetto che abbiamo messo a punto con Lombardia, Piemonte e Veneto per la riduzione dell’inquinamento nel bacino padano da circa 2 miliardi di euro. La soddisfazione credo sia la disponibilità a collaborare che abbiamo riscontrato su tutto il territorio, a partire dalle generazioni più giovani che sanno di giocarsi il loro futuro ora. Grazie alla loro spinta e alle loro idee, credo faremo ottime cose”.

Pensare alle famiglie e le giovani coppie per favorire il ripopolamento della montagna: quanto coraggio ci vuole, secondo Lei, per decidere un cambiamento radicale della propria vita ed, eventualmente, lasciare la città e risiedere in montagna per almeno 5 anni?

“Probabilmente la pandemia ha accelerato un cambiamento sociale che era già in atto. La voglia di ritmi meno frenetici, di aria più pulita, di un’idea dei rapporti sociali più genuina sono spinte che erano già presenti e che le conseguenze di questa drammatica fase hanno acuito. È un aspetto positivo di questa tragedia e va supportato, ecco perché cerchiamo di farlo in modo concreto e rapido. Come la politica, a mio giudizio, dovrebbe sempre fare”.

Barbara Lori, fonte Sito Regione Emilia Romagna

Intanto, il riparto del Fondo nazionale per la Montagna deciso dalla Conferenza Stato-Regioni ha deciso lo scorso 10 febbraio di assegnare 9,2 milioni di euro alla Montagna e di questi oltre 500 mila euro andranno ai fondi che la Regione Emilia Romagna ha già messo a bilancio per l’anno in corso. Ne abbiamo parlato con l’ Assessora alla Montagna Barbara Lori, che sottolinea: “E’  una buona notizia, anche se non nascondo che le esigenze delle aree montane necessitano di un’attenzione che ha bisogno di essere rafforzata. L’Emilia Romagna è impegnata in forti investimenti per il rilancio di questi territori, tasselli preziosi per la nostra regione. Stiamo per approvare la programmazione triennale del Fondo Montagna regionale pari a 15 milioni di euro in gran parte necessari per la manutenzione delle viabilità comunali, a cui seguiranno altre misure nell’ottica del sostegno e della valorizzazione delle comunità, delle attività commerciali e della sostenibilità territoriale. L’ultimo in ordine di tempo è stato il bando montagna, 20 milioni di euro di contributi a coppie e famiglie che hanno deciso di risiedere stabilmente in uno dei 119 comuni appenninici  dell’Emilia-Romagna. Questi ulteriori fondi confermano che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta”.

Le tantissime domande arrivate per il bando montagna confermano che c’è il desiderio di riscoprire la montagna a 360 gradi. Ad oggi sono 341 gli interventi finanziati. Cosa pensa abbia spinto le giovani coppie a decidere di partecipare al bando?

“Il nostro intento, con questo bando, era di sostenere i giovani che già vivono in appennino ed incentivare la conoscenza di un territorio prezioso sotto molteplici profili. A cominciare dal ripopolamento, attraverso una riqualificazione edilizia senza consumo di suolo. Credo che in molti abbiano riscoperto il valore della montagna come luogo da vivere, come opportunità su cui investire e come comunità accogliente. Non ultimo credo sia stato importante anche il ritorno alla natura vista come risorsa a 360°”.

Contributi fino a 30.000 € per acquistare o ristrutturare casa in montagna: si sarebbe aspettata un simile entusiasmo da parte delle persone?

“Si tratta di un risultato straordinario, una risposta grandiosa. Abbiamo voluto mettere in campo una misura innovativa, estremamente concreta e calata nella realtà effettiva del nostro Appennino. Le tantissime domande arrivate ne sono una conferma. E’ in atto una riscoperta della montagna che va sostenuta e messa in valore”.

Chi si affida a imprese locali per i lavori di costruzione o ristrutturazione, ha ulteriori vantaggi? 

“Siamo convinti che questo bando possa rappresentare un volano per il rilancio dell’economia a partire da uno dei settori più colpiti: quello immobiliare e dell’edilizia. Anche per questa ragione abbiamo voluto riservare una premialità agli interventi affidati e realizzati da imprese locali”. 

Ha avuto modo di conoscere qualcuno dei beneficiari? C’è stata qualche storia che l’ha colpita particolarmente?

“Sì ho avuto la fortuna di conoscere persone che hanno usufruito del bando, specialmente del mio territorio: l’Appennino Parmense. Devo ammettere che di storie significative e che lasciano il segno ce ne sono molte, ma quello che mi colpisce – e lo considero il fil rouge – è la sensazione di estrema soddisfazione e completezza manifestata soprattutto dai giovanissimi. In molti hanno parlato di sogno che si è avverato, di cambio di vita tanto sperato. E questa è la soddisfazione maggiore che porterò sempre dentro”.

Pensa che la pandemia abbia, in qualche modo, indotto tutti noi a riscoprire le piccole gioie e cercare la tranquillità dell’Appennino?

“Sono convinta che la pandemia abbia cambiato profondamente tutti noi, in un modo profondo e credo irreversibile. Credo che tutti, nel bene e nel male, abbiamo riscoperto il valore dei piccoli gesti, dell’essere comunità o anche solo famiglia. Sono convinta però che il valore, la serenità e le opportunità dell’Appennino sortiscano un fascino tutto particolare, a prescindere dal lockdown”.

Se volesse suggerire un libro ad una coppia che ha deciso di andare a vivere in montagna, che titolo le viene in mente?

“L’Italia è bella dentro- Storie di resilienza, innovazione e ritorno alle aree interne” di Luca Martinelli (Altreconomia) perché la montagna non fa solo da sfondo, ma è coprotagonista. Uno stile di vita ricco di tante esperienze possibili”.

Di Maria Pia Romano

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