Advertisement

Ogni anno ‘sfornano’ dei brani destinati a far ballare gli italiani nella calura dell’estate, ma i Boomdabash (gruppo raggae pugliese con Biggie Bash e Payà) non sono soltanto bravi a cacciare delle hit, ma lo sono anche ad analizzare un periodo che risulta essere il più complicato per tutto il comparto della musica e dello spettacolo. All’indomani dell’ultimo grande successo – ‘Mohicani’ con Baby K è Disco di Platino – gli artisti di Mesagne (BR) tirano le fila di una lunga congiuntura negativa che, a causa della pandemia, ha portato sul lastrico interi settori che si occupano della buona riuscita degli spettacoli dal vivo. I due non si tirano indietro nell’individuare i responsabili delle tante sofferenze che hanno riguardato da vicino tante persone, alcune delle quali sembrerebbero essere state abbandonate al loro destino.


Sono quelle famose maestranze che hanno protestato nelle piazze di tutta Italia, chiedendo considerazione ai Governi di turno, durante la fase più complessa dell’emergenza sanitaria. Adesso che gli spettacoli dal vivo, seppur con grandi limitazioni, sono tornati a tenersi, la crisi non è del tutto superata, in quanto molti operatori sono stati costretti a cambiare mestiere, a cercare nuove sicurezze, per poi non tornare più indietro e quindi lasciando scoperto un settore che ora fatica a rimettersi in piedi. Biggie Bash e Paya lo stanno riscontrando sulla loro pelle, adesso che sono tornati ad infiammare le piazze dello Stivale, con i loro brani che parlano molto spesso di riscatto e di ripartenze, con quel sound salentino che li contraddistingue. Segue l’intervista per Progetti & Finanza.

Advertisement

Musica e Economia. Difficile ignorare i punti di contatto tra questi due concetti, in un periodo così complesso come quello che abbiamo vissuto. Il settore dello spettacolo è stato sicuramente tra i più colpiti, con gli spettacoli dal vivo che hanno subito una brusca frenata, come si riparte adesso dopo le tante problematiche?
Il nostro gruppo è partito principalmente dai live, prima ancora di aggiungere qualcosa alla nostra discografia già ci esibivamo sui palchi. Quindi sappiamo bene cosa vuol dire doversi privare degli spettacoli dal vivo per così tanto tempo, sia a livello economico che a livello morale. È innegabile, abbiamo avuto un bel colpo e stiamo ancora vivendo gli strascichi di quello che è accaduto, come gruppo ci stiamo difendendo ma sappiamo che il settore non viaggia ancora a pieno regime per tanti motivi. La speranza è che presto tutto possa tornare come era prima, soprattutto per le tante persone che lavorano con noi.

Chi ha pagato maggiormente le conseguenze di questo periodo di crisi?
Sicuramente gli operatori dello spettacolo, come i fonici, gli ingegneri del suono, gli esperti di luci e tutti coloro che si occupano a vario titolo dei service. Di certo non siamo ipocriti nel dire che gli artisti sono quelli che hanno avuto le spalle più coperte durante tutta questa crisi, però ad esempio il nostro fonico – come ce ne saranno sicuramente tanti altri – è un padre di famiglia che esercita il suo lavoro in maniera indipendente. Sono queste le persone che hanno dovuto fare maggiori sacrifici durante l’emergenza. Queste persone sono rimaste praticamente ferme per un anno e mezzo, totalmente dimenticati da chi doveva aiutare.



Ci sono state tante promesse e tanti annunci da parte di chi amministra la cosa pubblica, alcuni di questi erano rivolti proprio al settore dello spettacolo, al fine di provare ad aiutare le persone che per troppo tempo sono rimaste senza lavoro. Ma quali di queste promesse sono state realmente mantenute?
Pochissime, purtroppo. Gli aiuti che sono arrivati sono bastati soltanto a pagare le tasse dell’anno corrente. È sotto gli occhi di tutti che 600 Euro una tantum non possano bastare a risolvere i problemi di tante persone che hanno perso totalmente il lavoro, da un giorno all’altro. Quando un lavoratore dello spettacolo che dignitosamente guadagna quello che gli serve per sostenere la propria famiglia si vede tolti la dignità e il lavoro non è affatto una bella situazione. Ancora oggi non sembrano esserci cambiamenti, con la scusante che ci sia stata una falsa ripartenza.

Nonostante la situazione complicata c’è un settore che ha mantenuto ferme le proprie convinzioni. Quello dei venditori dei ticket dei concerti, alcuni dei quali hanno innescato delle vere e proprie polemiche per i mancati rimborsi sui biglietti dei concerti annullati. Voi cosa ne pensate?
Per ciò che ci riguarda questa, dopo le prime restrizioni severe dello scorso marzo, abbiamo deciso di annullare tutti gli spettacoli e rimborsare tutti i biglietti che erano già stati venduti. Altri hanno adottato delle politiche diverse, ma non ci sentiamo di criticare queste scelte, anche perché andrebbero approfondite le ragioni che hanno determinato tali decisioni. Quando si incassano dei soldi e si pagano delle tasse sugli incassi diventa più difficile procedere al rimborso. Era una situazione che si poteva risolvere anche attraverso l’aiuto dello Stato, perché il venir meno degli spettacoli è stato per causa di forza maggiore. Ma questo non è avvenuto.

Avete scritto anche un libro che parla di ricette. Avete una “ricetta” per risollevare il mondo della musica in questo momento?
La ricetta è quella di smettere di parlare con un tono troppo politicamente corretto dei fatti che si sono verificati negli ultimi mesi. Molte volte abbiamo parlato apertamente di come lo Stato si sia colpevolmente dimenticato del mondo dello spettacolo, ma questo non tutti hanno il coraggio di dirlo. Invece bisogna dirlo perché gli artisti hanno il privilegio di essere ascoltati da molte persone e quindi devono utilizzare al meglio questa opportunità.

A cura di Francesco Gasbarro



Advertisement