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L’Italia si ritrova davanti ad una stagione del cambiamento. Ci auguriamo che questa stagione sia la primavera, carica di novità e di germogli economici. Un auspicio che nasce dalla serie di circostanze messe in campo in questi coda del 2022. Un nuovo governo e un nuovo assetto politico significano un nuovo modo di pensare anche all’economia del Paese, fatta di manovre che dovranno dare risposte alle tante promesse fatte in campagna elettorale.

Il nuovo assetto politico e il futuro

Oggi l’Italia essenzialmente vuole una svolta e in questa richiesta non ha le idee chiare. Un po’ come quando si va a cena in un ristorante e il desiderio è cambiare pietanza senza avere la più pallida idea di quello che si cerca. Il rischio è adattarsi ad un cambiamento che nasce da un’esigenza intrinseca e non da una consapevolezza. Il nuovo assetto politico, quindi, potrebbe diventare una risposta fisiologica ad un ciclo e non una volontà piena dei cittadini di avere nuovi rappresentati politici.

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La stagione del cambiamento, da politici a influencer

Un dato che è elegantemente è espresso in diverse pubblicazioni è il cambiamento dello status del politico in influencer. Andiamo sempre di più incontro ad una società che segue dei personaggi politici non per credo o per le idee ma perchè attratte dal personaggio in quanto esposto mediaticamente. Il politico si trasforma in influencer, e lo fa nel quotidiano postando storie e foto sui social istituzionali che non raccontano un vissuto politico ma una narrazione molto più simile ad un fashion blogger che ad un esponente delle istituzioni. Un elemento non per forza negativo ma che assottiglia l’appeal con l’elettore e il cittadino, fino ad avere un ciclo di vita politica con le stesse tappe di un influencere.

I cambiamenti diventano poco durevoli

Così facendo la cresta dell’onda per un politico dura non più di quattro, cinque anni e di conseguenza anche il consenso dato al partito che si trascina dietro. Basti pensare a tutte quelle coalizioni che hanno raggiunto anche il 40% nelle scorse elezioni e che oggi sono a rischio estinzione. Quindi in questo autunno, l’Italia non solo vede un cambiamento di assetto ma si trova davanti al bivio di rottamare la vecchia concezione di uomo politico rispetto alla nuova molto più smart ma anche priva di molti concetti importanti. Una riflessione che non riguarda solo la politica. Si percepisce, infatti, un cambiamento simile anche nel mondo dell’economia globale.

Un fenomeno esteso a più settori

Esponenti di grandi potentati economici di comportano come influencer anche davanti a teatri difficili da poter affrontare in chiave social. Basti pensare a Elon Musk che interloquisce con i grandi del mondo su questioni come la guerra in Ucraina, con la stessa leggerezza decisionale che utilizza ogni giorno per questioni evidentemente meno importanti come il costo della spunta blu su twitter. Questo non significa che un atteggiamento del genere sia sbagliato. Forse una comunicazione semplice, come quella degli influencer, ha la possibilità di arrivare a tutti, creando una sorta di democrazia del pensiero, ma spesso la comunicazione semplice travalica nel semplicistico, ossia nel relegare questioni complesse in uno spazio populista difficilmente utile ai cambiamenti.

Una nuova stagione è alle porte

Volendo fare un esempio attribuire alle malefatte della politica l’epiteto “tanto si sa che quando vanno a Roma tutti rubano”, è essenzialmente un’affermazione semplicistica che non da spazio a una discussione capace di cambiare, indagare e anche trovare soluzioni. Oggi, quindi, abbiamo la necessità di dover puntare ad una nuova stagione che non sia solo un modo per svecchiare quello che abbiamo ma una essenziale occasione per traghettare il Paese verso quei cambiamenti inevitabili che il mondo ci sta propinando. Possiamo farlo solo con la consapevolezza che l’Italia da sempre è stata la guida dei cambiamenti e non un fanalino di coda.

A cura di Tommaso Mazziotti
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